Terapeuta: cosa la porta qui? Paziente: una vita incasinata, mi sento giù, non ce la faccio più. Ho problemi con i partner, mia madre mi odia e ho perso il lavoro. Ieri ho litigato con la mia migliore amica e alla fine ho preso una sbronza colossale per la disperazione. Sta andando tutto a rotoli, la mia vita fa schifo, mi aiuti, la prego!
Ma a chi non è capitato di avere nella propria vita un periodo incasinato? A chi non è successo di cadere nello sconforto perché è stat* lasciat* dal/la fidanzat*? Chi non si è innamorato perdutamente almeno una volta nella vita? Chi non ha mai litigato pesantemente con l’amico e non ha attraversato momenti difficili con i colleghi di lavoro? Insomma, chi non si è sentito insoddisfatto per la piega che stava prendendo la sua vita?
Eppure, una vita incasinata potrebbe essere la descrizione migliore per rendere l’idea di cosa è una personalità borderline. Più precisamente la personalità borderline è una vita incasinata, sempre, tutto il giorno e non soltanto durante l’ora della seduta di psicoterapia. È una vita incasinata con gravi ripercussioni sulla qualità dell’esistenza: nell’amore, nel lavoro o nello studio, nelle amicizie o in famiglia. È una vita all’insegna della “stabile instabilità” (A. Correale)
Perdere le staffe, provare prima ammirazione e poi disprezzo per la stessa persona o viceversa, avere paura di non essere desiderati sono stati d’animo e modi di agire che potrebbero manifestarsi da prospettive assai differenti. Forse avrete avuto le vostre buone ragioni per sentirvi così, oppure sono stati gli amici e i parenti a farvi notare che le vostre reazioni sono esagerate e i vostri sentimenti appaiono contraddittori?
Nella mia esperienza, l’intensità nel modo di esprimere le emozioni e l’impulsività delle azioni rappresentano le peculiarità più evidenti della personalità borderline, quelle che si notano di più. Altri elementi frequentemente osservabili sono gli scoppi di rabbia apparentemente immotivati e le condotte a rischio, che possono rivelarsi pericolose per la propria salute e incolumità, ad esempio il binge drinking sfrenato.
Anche l’affettività ne risente: la personalità borderline vive sbalzi d’umore repentini. Nell’arco della stessa giornata, può passare dall’euforia alla depressione, con ricadute importanti a livello della propria autostima. I momenti di crisi spesso implicano comportamenti suicidari o forme di autolesionismo, come il self-cutting.
Di fatto la personalità borderline comunica mediante gli atteggiamenti e i comportamenti. In altre parole, agisce quello che sente, non c’è alcun filtro tra il sentire e l’agire, tra il suo mondo emotivo e l’ambiente circostante, suggerendo l’impressione di essere in balia degli accadimenti esterni.
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Si potrebbe dire che consiste in un eccesso di comportamento? Può darsi, però non basta a spiegare la complessità del disagio che vive costantemente la personalità borderline. Gli aspetti meno visibili ma altrettanto tipici sono la sensazione (cronica) di vuoto e la grande sensibilità al rifiuto nell’ambito delle interazioni interpersonali.
La personalità borderline ha paura di non essere voluta dagli altri, anche quando oggettivamente non è così. Allo stesso tempo la personalità borderline cerca la vicinanza degli altri, ma più entra in connessione con gli altri, più aumenta l’angoscia di essere respinto. È quello che viene definito il paradosso della personalità borderline, che la spinge in pericolose acrobazie nell’esperienza di sé. I principali effetti di questo doloroso paradosso sono le tempeste emotive e il caos relazionale.
Le altre persone come si sentono nel rapporto con una personalità di questo tipo? Si sentono preoccupate e angosciate, interdette e sbigottite, disorientate e irritate, sfruttate e minacciate, benevolenti e affettuose, annoiate e stanche. Soprattutto sperimentano confusione.
Dal punto di vista della psicopatologia, la personalità borderline è un disturbo della personalità chiamato Disturbo Borderline di Personalità.
Otto F. Kernberg afferma che, in generale, i Disturbi di Personalità sono una grave distorsione del modo in cui la persona è in relazione con se stessa e con le altre persone significative.
Nei Disturbi di Personalità manca una visione integrata di sé, l’autostima è problematica e la consapevolezza nel portare avanti gli obiettivi importanti della vita risulta compromessa. Le maggiori difficoltà interpersonali riguardano i legami più stretti, ad esempio le dinamiche familiari, le relazioni di coppia, al lavoro o a scuola. I Disturbi di Personalità non hanno deficit cognitivi, non soffrono di psicosi, neppure di danni organici e, per quanto variabile, l’esame di realtà (cioè il modo di percepire la realtà condivisa) è preservato. Questo significa che sono mantenute le interazioni abituali e alcuni compiti personali.
Nelle condizioni più gravi si assiste a un vero e proprio fallimento nella capacità di lavorare o di studiare, nella possibilità di intrattenere relazioni intime, nella creatività e nella vita sociale, pur conservando la capacità di comprendere la realtà ordinaria.
In breve, i Disturbi di Personalità consistono in una grave distorsione della personalità normale, caratterizzati da:
Tra i Disturbi di Personalità, il Disturbo Borderline di Personalità è il più comune ed è un disturbo molto studiato. Le prime osservazioni cliniche risalgono agli anni Trenta. In origine, fu utilizzato il termine borderline perché si pensava che quel gruppo di pazienti, accomunati da instabilità emotiva, relazionale e autodistruttività, fosse una variante atipica di altre diagnosi.
Solo negli anni Settanta, grazie alle intuizioni e agli studi di Otto F. Kernberg e di John G. Gunderson, è stato riconosciuto come un vero e proprio disturbo della personalità, collocabile nella tradizione nosografica tra la psicosi e la nevrosi.
Nel 1980 il Disturbo Borderline di Personalità è stato ufficialmente inserito nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali dell’American Psychiatric Association (DSM III, APA, 1980). Da allora innumerevoli ricerche scientifiche hanno cercato di migliorare la comprensione e la cura per questo tipo di disturbo, il cui tasso di suicidio arriva fino al 10% tra coloro che hanno ricevuto la diagnosi. Il Disturbo Borderline di Personalità è presente approssimativamente tra il 2% il 4% della popolazione generale.
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In generale le cause del disturbo non sono univoche, bensì complesse. Esse sono riconducibili a elementi genetici e alle influenze ambientali nei primi anni di vita. Senza entrare nei dettagli, le disposizioni genetiche comprendono il temperamento, i neurotrasmettitori (serotonina, dopamina e noradrenalina) e lo sviluppo dei sistemi affettivi con predominanza di quelli negativi.
Le influenze ambientali si riferiscono alle relazioni disfunzionali tra bambino e caregiver. In questo caso i fattori di rischio sono i traumi e gli abusi sessuali/fisici precoci, i confini generazionali sfumati e, nell’eziologia, la trascuratezza emotiva sembra ricoprire un ruolo fondamentale.
L’indifferenza, l’ostilità e la mancata empatia dei caregiver primari hanno infatti conseguenze deleterie nella crescita psichica del bambino, favorendo la strutturazione del Disturbo Borderline di Personalità. È curabile? Si, essenzialmente con la psicoterapia, praticata da specialisti con training specifici nel campo di questo disturbo.